Fotografo, sceneggiatore e regista italiano. Figlio del musicista Felice, fa parte del gruppo antifascista legato alla rivista milanese «Corrente» per la quale lavora come critico insieme a L. Comencini, con cui fonda la Cineteca Italiana. Passa dietro la mdp nel '42 adattando Giacomo l'idealista da E. De Marchi. Autore di primo piano del neorealismo nel dopoguerra, si distingue per i temi crudi, l'azione e un certo grado di spettacolarità a cui ricorre in Il bandito (1946), Senza pietà (1948) e Il mulino del Po (1949), nei quali sfrutta i canoni e le suggestioni figurative del film di genere hollywoodiano – in particolare il gangster e il noir – per raccontare storie di crimine, corruzione, prostituzione, razzismo, scioperi, disoccupazione, ingiustizie e amori impossibili. Particolarmente attivo anche fuori dal set, sottoscrive molti manifesti in difesa del cinema italiano e contro la pratica censoria rientrando, insieme a Germi, De Sica, Antonioni, Lizzani e altri, nella «lista nera» di registi bollati come comunisti ai quali vengono puntualmente bloccati i finanziamenti. Dopo gli inevitabili problemi di censura, in un periodo in cui questa si distingue per severità, e in seguito al fallimento commerciale di Luci del varietà (1950) diretto e prodotto con F. Fellini, negli anni '50 è costretto a ripiegare su opere dichiaratamente più commerciali con cui inizia a tratteggiare una serie di ritratti femminili che gli valgono l'appellativo di «regista delle donne». Anna (1951), l'episodio da lui diretto per Amore in città (1953), esperimento di film-inchiesta patrocinato da C. Zavattini, La lupa (1953), Guendalina (1957) rientrano in tale filone. In questo periodo, soltanto Il cappotto (1952) si distingue per spessore e qualità visiva. Il film, tratto da N. Gogol', è interpretato da R. Rascel nella parte di un eterno umiliato in una Pavia cupa che richiama le atmosfere di Il delitto di Giovanni Episcopo (1947), anch'esso influenzato dai modelli del naturalismo letterario russo. Nei decenni successivi si conferma regista prolifico e abile firmando alcune commedie meridionalistiche quali Mafioso (1962) e Don Giovanni in Sicilia (1966), ma soprattutto una serie di film in cui – a partire da La spiaggia (1953) e I dolci inganni (1960) fino al notevole successo di Venga a prendere il caffè... da noi (1970) e Oh, Serafina! (1976) – diventa costante la componente erotica. Molti di questi titoli gli costano accuse di pornografia gratuita ma contribuiscono a lanciare attrici destinate alla notorietà come V. Moriconi, C. Spaak e N. Kinski. Conclude la carriera con La cicala (1980) e Una spina nel cuore (1986) dall'omonimo romanzo di P. Chiara.